Prima la video:
L’abbiamo fatta – la MGM. 1250 chilometri attraverso il caldo splendente dell’estate spagnola in poco meno di 86 ore. 10.000 metri di dislivello hanno dovuto essere superati. Era molto freddo sulle montagne. La temperatura variava da 3° a circa 40°.
Con un tempo massimo di 90 ore questo significava pedalare, pedalare, pedalare e dormire poco per noi. I paesaggi della Spagna sono meravigliosi. I bordi della strada sono puliti. Gli automobilisti sono molto gentili e pazienti con i ciclisti.
Torrelaguna, domenica, 20:00
Poco prima della partenza. Voglio mettere più pressione nella mia ruota posteriore. Questa fa un Pfffffffffft da rimprovero!!!!! ed esprime la sua incomprensione che io voglio iniziare un viaggio così lungo con un copertone non intatto, cioè perforato. Non sarebbe stata un’idea saggia. Ma non posso montare un copertone nuovo ogni volta che giro, ogni volta buco …. Con tubeless non è il grosso problema, esce un po’ di lattice e basta. Fortunatamente Rolf mi presta uno nuovo per tutti i casi, che io, porto nella mia valigia per tutta la rando. Davanti a noi 1250 chilometri e diecimila metri di dislivello. Partiamo nel secondo gruppo andiamo. Meno male, perché è ancora caldo aspettando al sole. Ho tutto con me? Ma con le dimensioni del mio bagaglio davanti e dietro non può mancare nulla. Raggiungeremo il primo checkpoint dopo 166 km di notte. Per fortuna c’è un bar ad Atienza metá stradai, che ha aperto tutta la notte soprattutto per noi Randonneurs. Le strade linee rette infinite attraverso i campi e un tramonto da sogno.
Direzione Cogollugo, Km 30 km
Il sole se né andato ora. Bella atmosfera. Ho scattato centinaia di foto. Alla rotonda successiva uno degli Ufficiali di Gara indica che la mia luce non è accesa. Ouch! Sono stato così occupato, l’ho dimenticato. Squalifica? Lui è mite e io accendo in fretta i miei fari. Diventa rapidamente buio. Le luci delle ruote davanti e dietro di noi, nient’altro. Solitudine. Davanti a noi chiacchierate ad alta voce, maglie azzurre, pedaliamo un pezzo con il divertente gruppo italiano intorno a Pino, poi di nuovo solitudine.
Atienza, lunedì intorno alle 1 del mattino
Non vedevo l’ora di un bel caffé con leche. In ogni caso, non riuscivo a trovare il bar. Peccato! Sono passata. Penso che il mio Garmin non volesse una pausa.
Di nuovo solitudine, nessun villaggio, niente… I miei fari continuano a toccare alberi o cespugli (?). Immagino il paesaggio. Probabilmente si pedala attraverso una fitta foresta simile a quella a casa nostra. Pedaliamo attraverso Castiglia-La Mancha nel cuore della Spagna, la patria di Don Quijote, il cavaliere più triste della letteratura.
Pendenze lunghe. Per fortuna moderatamente ripido. Ho un’idea geniale per passare il tempo: registrare le mie impressioni con il mio smartphone.
Sono un po‘ stanca. Di solito è tempo di andare a letto, ma ho ancora un’arma magica: succo di orso gommoso … Il mio primo tentativo con Red Bull …, un sorso … disgustoso, ma funziona. Salita. Solitaria nella notte. Sola? Centinaia di luci lampeggianti intorno a me. Tutti i miei compagni ciclisti si sono persi? Ci sono così tante strade qui? Improvvisamente c’è un gigante davanti a me… Che spavento! Ha il suo occhio rosso lampeggiante su di me. Sospira con le ali svolazzanti. Con coraggio galoppo verso di lui con il mio bravo cavallo Rosinante. Lo mostrerò! Oh, cavoli, ho dimenticato la mia arma … Mi sveglio dai miei sogni ad occhi aperti. Lascio dietro di me i mulini a vento di Don Quijote, sono migliaia di turbine eoliche. Aha, adesso ho raggiunto il punto più alto. Ora ho 20 chilometri di discesa davanti a me. Un ultimo sorso di succo di “orsetti di gomma” – proprio cosí è il gusto di Red Bull. E mi tuffo nelle profondità. Gli organizzatori avevano avvisato il tratto pericoloso.. Sto rallentando. Non avevano esagerato con la loro „discesa pericolosa“. Un tappeto patchwork in asfalto ricoperto da crateri profondi diversi centimetri richiede la massima attenzione. La strada risale probabilmente ancora al tempo del triste cavaliere… L’effetto della bevanda magica diminuisce. Ottengo alcuni buchi o meglio, i crateri mi catturano … Che cosa sono contenta degli zoccoli tubeless del mio cavallo bravo. Anche se ho iniziato incautamente con un copertone rotto. Spero di non essere stata troppo ingenua questa volta.
Ayllon, Km 166, lunedì, ore 4.16
Primo punto di controllo. Grazie il succo di “orsetti” sono molto sveglia. Caffé con leche e un brodo di pollo, il tutto a buon mercato, naturalmente. Un breve stop e subito siamo di nuovo in viaggio.
Velocemente attraverso la notte su una bella strada in discesa con asfaltatura perfetta. Dopo 20 km già la prossima salita. Mi prendo il tempo di memorizzare i miei pensieri e parlo ad alta voce come se parlassi con me stessa. Sento letteralmente lo sguardo incomprensibile degli spagnoli che mi sorpassano. Senza fiato di notte… Purtroppo non vedo nulla, quindi pedalo sognando attraverso il paesaggio.
Addendum: masticando “Knoppers” – un ottimo dolce – non è così facile da dettare. Stanca … Per non addormentarmi leggo disperatamente le indicazioni lungo il percorso: „alojamento rurale“ – hmmm, anche le vacanze in agriturismo adesso non sarebbe male. Potrei avere sogni dolci in un letto di piuma piacevolmente morbido e non avrebbe dovuto andare annoiata in bici per tutta la notte. Non si vede assolutamente nulla, solo se i riflettori toccano un cespuglio, una roccia, ….
Direzione Tartarughe di Esegueva, Km 198, lunedì, ore 5.55
Avevo mandato Hermann un po’ in avanti. Non gli avevo detto i miei motivi cioè i lavori di registrazione. Ahhaahaaa. Una luce sul lato della strada. Hermann mi aspetta? Lo saluto con un amorevole „Hoila! Ouch! Erano di nuovo gli spagnoli. Sguardi incomprensibili ancora una volta…
Km 200, Lunedì, ore 6.00
Ancora buio denso. Uups, gli spagnoli si avvicinano da dietro. Ma i tre si sono moltiplicati. Hermann ed io restiamo soli un po’ indietro, perché il gruppo pedala un po’ indisciplinato, meglio mantenere una certa distanza. Sarà presto luce. Non sono più così stanca, nonostante la mancanza di succo di “orso gommosi”
Km 212, lunedì, ore 6.30
Davanti a me si vede un bastone a luce mobile. Ah, uno dei motociclisti, che ci mostra un bivio. I tre o quattro biker svolgono un lavoro molto prezioso nei giorni del brevetto. Nelle tenebre – non diventerá giorno oggi? – la noia viene su di me ancora una volta, comincio a contare. Quanti chilometri fino al prossimo punto di controllo, il tempo fin lí, quanto abbiamo ancora da fare, … Per un semplice compito aritmetico a volte ho bisogno di circa 2 chilometri di strada. Hahaaaaaa! Cervello a fiamma bassa. Siamo a circa 30 chilometri dal prossimo caffé con leche.
Km 222, lunedì, poco dopo le sei e mezza
Sta diventando giorno. Siamo nei d’intorni di una città più grande. Aranda de Duero. La strada è terribile. Una rotonda dopo l’altra. Inizio del traffico nelle ore di punta. Alcune auto con una sola luce. Puhhhh! Spero che tutti ci vedano. Paura.
Km 229, lunedì intorno alle sette del mattino
Il sole non si fa vedere ancora. Nuvole all’orizzonte. Infiniti filari di viti si alternano a campi di girasoli. Per fortuna, meno traffico. Continuano i saliscendi. Non vedo l’ora di caffè con leche.
Tortoles di Esqueva, km 250, lunedì, ore 8.42
Abbiamo appena lasciato il checkpoint. Fa freddo, 9 gradi, anche se il sole è già abbastanza alto. Un episodio divertente: Sono uscita dal bar dopo il programma completo: Bocadillo (un enorme panino con tortilla e prosciutto, caffè, frutta, cola, …). Lasciando il ristorante e riempiendo le mie bottiglie di acqua alla vicina fontana, la barista corre dietro di me. Mi gesticola e mi parla, logicamente in spagnolo. Non capisco niente. Lo riprova, elenca cibi e bevande e dice qualcosa come „pago“. Ora la capisco. Le dico che mio „marido“ ha pagato tutta la roba mia. Soddisfatta se ne va, ma io mi sento come una imbrogliona. Sono bravi a fare affari. Rolf pagherà il suo conto due volte due giorni dopo. La tassa di iscrizione per il brevetto è stato abbastanza alta, ma quasi ovunque si deve pagare per il cibo e le bevande.
Siamo a 73 km dal prossimo controllo. Si inizia con una salita „velenosa“.
Tre piccole montagne. Poi attraverso campi infiniti. Strade che dritti dritti scompaiono all’orizzonte.
Torquemada, km 288, lunedì, ore 10.15
A Torquemada attraversiamo il fiume Pisuerga su un bellissimo ponte. È del XVI secolo e consiste di 25 archi, che non conducono direttamente all’altra riva, ma con curve.
Stiamo girando a destra. Mi colpisce come un martello. Controvento. Frontale. 12 km dritto in avanti. Penso a lungo al mio manubrio da triathlon che doveva stare a casa. Purtroppo non si puó usarlo qui. Sto lottando. Ogni tanto e sempre piú spesso guraro sul mio Garmin e non vedo l’ora quando la strada probabilmente cambierà direzione di qualche grado. Sta diventando sempre più caldo.
Astudillo, km 300, lunedì 11.00
Tempo apparentemente infinito e strada infinita. Ora è finalmente giunto il momento. Abbiamo il vento alle spalle. I chilometri fino al checkpoint successivo sono un piacere.
Frómista, km 322, 11.42 ore
Siamo nella città dei pellegrini. Qui incontriamo il Cammino di Santiago. Anguria e bevande sono gratuiti al punto di controllo. Decidiamo di visitare il supermercato e abbiamo un ottimo pranzo. Pane, formaggio di capra, pomodori, yogurt da bere, coca, Radler – logicamente analcolico, biscotti all’avena, barrette di muesli che piú tardi escono come tavolette di cioccolato e che al sole sciogliono e sono simile a cioccolato denso. Ahhhaaaha.
Dopo una pausa quasi esageratamente lunga – non comprendo come passa il tempo – continuiamo. La prossima tappa, ho paura. Lungo 115 km e come sarà il vento? A Cistierna all’Hostel El Cruce abbiamo prenotato la nostra prima camera.
Sahagún, km 400, ore 16.00 circa
Festeggiamo il chilometraggio di Km400 con una sosta al bar con ghiaccio e coca. Il simpaticissimo barista riempie le nostre bottiglie di acqua fresca e cubetti di ghiaccio. Che lusso. Da Frómista la nostra strada era percorsa per chilometri lungo il sentiero dei pellegrini. I poveri pellegrini si aggiravano al sole cocente per chilometri senza nemmeno la minima ombra. Un po‘ di vento contrario, quindi. Le strade scomparvero all’infinito in lontananza. Campi, campi, campi. Benvenuto a ogni fontana. Doccia corpo intero. I vestiti bagnati ci raffreddano un pochino nel vento caldissimo. Ancora circa 40 chilometri di collina fino a dormire.
Cistierna, Km 437, Montag, 18.45 Uhr
Wir holen unseren Wechselbeutel und marschieren ab in unser gebuchtes Hotel. Ich hatte Marianna getroffen, die mit Tränen in den Augen mitteilt, dass sie wegen Magenproblemen entschlossen hat aufzuhören. Ich versuche sie noch zu überreden und vorzuschlagen erst mal richtig zu schlafen, aber es geht ihr anscheindend wirklich nicht gut und über die Hälfte der Strecke haben wir noch vor uns. Darunter am nächsten Tag sehr viel Aufstieg.
Cistierna, Km 437, lunedì, ore 18.45
Prendiamo il nostro bag drop e camminiamo verso il nostro hotel prenotato. Avevo incontrato Marianna, che dice con le lacrime negli occhi che ha deciso di ritirarsi per dei problemi di stomaco. Cerco di convincerla e di suggerirle di dormire bene, ma lei sembra davvero non sentirsi bene e abbiamo ancora più della metà della distanza davanti a noi, tra questi un sacco di salita il giorno seguente.
Cisternia, martedí, ore 2.45
Sette ore e mezza di fermata. Hermann brontola. Io non ho dormito bene. Ci siamo addormentati subito, ma a mezzanotte siamo strappati maldestramente dal sonno, perché bussava alla porta. Un dipendente del Hostel ci porta la prima colazione! Non mi sono più addormentata. Hermann russa. Insonne mi ricordo della sera prima quando siamo entrati nell’ albergo: Si parla solo spagnolo e entrambe i lati non capiscono nulla. Ci vuole più di un’ora per „rivelare“ ai proprietari che avevamo prenotato una camera e che vorremmo fare una piccola colazione come discusso prima della partenza intorno alle 2 del mattino. Il personale è abbastanza riservato. Abbiamo dovuto fare una semplice cena con i soliti boccadilli, perché volevamo andare a dormire già presto alle 21.00.
Spavento da parte mia uscendo dal Hostel. Avevo sbagliato scala e sono finita nel giardino dietro la casa. Davanti a me un alto portone, almeno alto 2 metri. Lo potrei oltrepassare? Meno male che era aperto.
Siamo sulla via del ritorno a Cangas de Onis. Il vento è già abbastanza forte ed è abbastanza fresco. Abbiamo pagato la camera per due notti e speriamo di non essere lí troppo tardi, per avere almeno un po di sonno. Quattro tappe con piú di 350 km si troveranno davanti a noi e oltre 3000 metri di dislivello. E probabilmente il vento contrario sulla via del ritorno. Sono preocupata.
Km 457, martedì, ore 3.45
Una luce ci tocca. Se nessuno si ha perso, è il primo a tornare verso Madrid. Impressionante. Ha giá pedalato 800 chilometri e noi nemmeno 500.
Km 480, martedì, 5.10 ore
Quando siamo partiti da Cistierna il controllo aveva già chiuso per i ciclisti direzione Gijon. Cinque bici si trovavano ancora davanti al palazzetto dello sport. Questo significava che siamo stati probabilmente tra gli ultimi partecipanti dopo la nostra pausa di lusso. Ma ora abbiamo appena superato un ciclista, ci rimboccheremo il campo da dietro. Passiamo Giustina e Pamela. Ci diranno più tardi che hanno dormito solo un’ora ogni notte. Spavento nella notte! Vedo qualcosa. Che cos’è? In lontananza, in mezzo alla strada, sorge un enorme Fellberg alla luce della mia lampada. Un orso? Basta non guardare e passare. Dagli angoli dei miei occhi posso vedere che si tratta di un grande cane marrone chiaro. Cerco di ricordare le regole di comportamento con cani. Basta non guardare direttamente negli occhi. Poi pensò il proverbio: „L’ultimo che i cani morderanno“. Hermann sta pedalando dietro di me. Ho avuto fortuna, ma povero Hermann. Niente. Nemmeno un ringhio. Pericolo evitato.
Davanti a noi si trova ora un tratto in salita lungo 45 km, poi si scende a Cangas.
Km 490, ore 5.55 circa
Va su e giù a circa 7°, le mie dita si congelano lentamente. Non riesco a immaginarlo il caldo di ieri. Di nuovo due fari, il secondo e terzo, piú di un‘ ora dopo il primo. Sono contento per la salita davanti a me. Ha 6 gradi. Alcuni chilometri ci siamo recati in riva a un fiume, come mi mostra la cartina su Garmin. È proprio così. Adesso alcuni tornanti e ci troviamo su una diga. Poi pedaliamo lungo sponde del lago. Mi sembra abbastanza grande. Attraversiamo piú ponti. Su una penisola un piccolo villaggio con diversi alberghi. Il Picos de Europa, mi ricordo di aver letto all’ internet, è una riserva naturale e montagne rocciose invitano a fare escursioni.
Km 506, ore 6.10
Ha solo 3 gradi. A pochi chilometri dal punto più alto. Yay! È così che cambiano i principi. Ieri a quasi 40° ogni metro di salita è stata una prova, ora sono contento di ogni metro di salita. Mi piacerebbe avere la mia giacca sottile Primaloft ora, ma sarebbe stato ridicolo portarla attraverso il calore della Spagna. Mi sento giacciata. Nel frattempo ho indossato i miei guanti sottili. Anche se adesso non è più possibile utilizzare il cellulare, ho visto che funziona relativamente bene gestirlo con il mento e la lingua. Ahhhaaaa! La necessità è la madre dell’invenzione. Sono preocupata per la discesa.
Km 509, ore 6.20
Tra alcuni minuti sarò sul Pico de Europa. Sul ciglio della strada pali di misurazione dell’altezza della neve e un silo con ghiaia. Posso immaginare che non passerà molto tempo prima della prima neve. I miei piedi sono blocchi di ghiaccio. Avrei dovuto bere un pó, ma l’acqua ghiacciata nella borracia deve essere male per il mio stomaco. Quanto mi sarebbe piaciuta quest’acqua il pomeriggio prima. Presto avrà luogo la temuta discesa di 40 km. Pauuuura dal freddo!
Cangas de Onis, Km 538, martedì, ore 6.37
La temuta discesa non è stata così brutta. Ho messo adosso tutto quello che potevo trovare nella mia valigia. Berretto, due maglie, due giacche. Dall’altro lato della cresta siamo stati colpiti da raffiche di vento, stranamente mi sembrava essere caldo. Caldo? Aveva 7-8°. Poi di nuovo freddo amaro. Nella valle poi coccolanti 10°. Nella notte scura 40 km di discesa. Mi orientavo sulle strisce bianche sul bordo della strada. Un sacco di tornanti e curve. Il percorso si snoda attraverso la gola del Rio Sella. Immagino la bellezza della zona al buio, sentire il fiume che scorre, vedere le rocce sul bordo. Piú volte i miei sguardi vanno storte e si incroceranno. La strada scende mi sembra senza fine. La sera dobbiamo salire tutto questo. Probabilmente sará giá buio. Peccato. Poco prima di Cangas sta diventando giorno. Sono molto felice di arrivare al controllo. Ci rafforziamo con il solito – café, boccadillo, frutta.
In alto sopra Gijon, Km 600, martedì, ore 11.01
Non c’è molto da dire sugli ultimi 65 chilometri, se non che abbiamo seguito una strada trafficata in infinite salite e discese con un sacco di vento contrario. Per fortuna c’era corsia di emergenza che noi ciclisti possiamo utilizzare. Vedere i molti ciclisti salutando felici sul lato opposto apre in me la sensazione che presto saremo anche noi sulla via del ritorno. Fra poco saremo noi questi che possono guardare con pietà su quelli che stanno arrivando, solo che probabilmente non ci saranno molti dietro di noi. Intorno a Gijón abbiamo incontrato molti ciclisti. Questo deve essere un hobby popolare qui intorno. Per un po‘ di tempo uno spagnolo di Gijón ci ha accompagna con noi, è stato salutato più e più volte con „Olá, babbo!“ ci ha raccontato che aveva già 83 anni. Se solo fossi in forma come lui avendo la sua etá … Nella salita successiva passa e si ritira ai nostri sguardi. E ora ci troviamo prima della partenza giú per il mare fino a Gijon e abbiamo una prima vista da sogno della città sull’Oceano Atlantico.
Gijón, km 625, 11.58
Siamo qui! Tuttavia, gli ultimi 5 chilometri erano stati fastidiosi. Un semaforo dopo l’altro, almeno una ventina. Non esagero. E ogni terzo era rosso quando lo raggiungevamo. Quindi, almeno non una „onda verde“ per i ciclisti. L’accoglienza da parte dell’equipaggio del controllo è grande. Siamo viziati, ogni desiderio viene letto dai nostri occhi. C’è anche frutta e gelato. Ed è tutto gratis! Sono preoccupato di dover percorrere con la pancia piena i 14 chilometri in salita subito dopo. Basta scattare qualche foto e noi saremo sulla nostra strada.
In alto sopra Gijon, Km 639, martedì, ore 14.10
Pamela e Giustina ci stanno incontrando. Faranno il giro boa entro le 15:00? La nostra salita non è così brutta come temevo, sono salita abbastanza velocemente. Ho sorpassato alcuni ciclisti increduli. Scatto una breve foto di Barbara e del suo compagno, dei due che incontriamo ogni tanto.
Cangas, Km 702, martedì, ore 16.40
Siamo qui seduti all’ultimo ristoro prima della temibile salita di 45 km al Picos de Europa. Il viaggio di ritorno da Gijon è stato facile. Un po‘ di vento contrario, ma il pensiero di essere sulla via del ritorno mi ha motivato.
Cistierna, Km 803, martedì, ore 23.45
C’è ancora tanto movimento all’Hostel El Cuce. Molti ciclisti chiedono un posto dove dormire. I proprietari ora sembrano capire meglio cosa sta succedendo qui e ci salutano cordialmente. Possiamo mangiare ancora un gustoso gelato. La colazione è già in camera. Nulla può ostacolare qualche ora di sonno.
Il viaggio al Pico de Europa si è rivelato sorprendentemente facile. Si è salita leggermente a valle, solo gli ultimi 5 chilometri sono stati una salita impegnativa. C’era anche un piccolo negozio aperto sulla strada. Stop gelato. Avevo pensato di raggiungere il punto più alto al buio, ma il sole stava appena tramontando. Sulla strada ho chiacchierato con Jovan, un ciclista dalla Bosnia. La gola del Rio Sella era di una bellezza fantastica. Di notte l’avevo immaginato in modo diverso. Sui passo, inoltre, non era così terribilmente freddo come la mattina presto. In discesa e abbiamo raggiunto anche il lago ancora di giorno. Bellissimo.
Una doccia. Sveglia impostata alle ore 5.00. Ora può venire il sonno.
Cisternia, ancora Km 803, mercoledì, ore 4.00.
Mi sveglio – sento suonare una sveglia. Ma non è mia. Huh? Sono solo le 4:00! È la sveglia nell’altra camera. E la persona addormentata non sembra svegliarsi. Almeno non nei prossimi 10 minuti. Poi caos puro. Il nostro vicino di camera gira d’intorno almeno 50 volte avendo adosso le sue scarpe da ciclista. Mi chiedo che cosa sta facendo. Anche fuori nel corridoio ci sono rumori. Chiacchierate, scarpe da ciclismo, … il sonno è fuori questione. Così già la seconda notte con pochissimo sonno. Ci alziamo e pedaliamo nella notte scura.
Km 823, ore 5.20
Abbiamo già conquistato due piccole montagne. C’è un sacco di ciclisti intorno a noi. Da dove vengono? Secondo me siamo stati tra gli ultimi per molto tempo. Stiamo guidando attraverso un piccolo villaggio, una macchina si ferma, il conducente mi parla gesticolando. Freno e gli faccio capire che non capisco nulla. Lui cerca in un inglese rudimentale e io rispondo in un inglese altrettanto rudimentale. Il vantaggio, ci capiamo l’un l’altro. Voleva sapere cosa fanno i tanti ciclisti in questo periodo notturno. Non aveva mai sentito parlare di MGM, ma è rimasto molto impressionato. Mi augura ancora „good luck“ e io devo continuare. È ancora buio. Non voglio essere in gruppo, mi sta stressando. Il tempo e il chilometraggio mi sembra che non passano mai.
Mercoledì, ore 6.40
Sono le ore sette meno venti. Una striscia di luce appare nel cielo. Ancora e ancora devo fermarmi e scattare delle foto. Non c’è da stupirsi se sono così lenta.
Frómista, mercoledì, km 918, ore 10.55
Le cose sembrano così diverse sulla via del ritorno. Ma l’impressione dei lunghi rettilinei che attraversavano i campi di grano raccolti rimase la stessa. Quasi non ci sono cespugli o alberi che interrompono l’infinito dei campi. Ora condividiamo di nuovo la strada con i pellegrini che camminano su un sentiero parallelo. La colazione con Giannino, Ivano e Christiano viene servita in un ostello per pellegrini lungo il percorso.
Qui a Frómista veniamo a sapere che ci sono stati alcuni incidenti durante la notte. Un ferito grave e Giuseppe, colpito dal microsonno, lui sta abbastanza bene ma la bici purtroppo ha un danno irreparabile. Quindi sono incoraggiato ancora una volta nel mio atteggiamento che anche poche ore di sonno in albergo fanno bene e si viaggia molto piú sicuro. Facciamo pausa nello stesso negozio. E di nuovo via per la strada che avevo in testa con del forte vento contrario.
A Torquemada, Km 1060, ore 14.00 circa
Meno male il vento non c’è. Ma fa molto caldo senza vento. Prima del ponte di Torquemada c’era fortunatamente un pozzo. La „doccia“ fa bene prima delle tre colline. Abbiamo già scalato la prima delle „montagne“, un crinale con decine di turbine eoliche. Non vedevo l’ora di affrontare la breve discesa, ma è stato come aprire un forno caldo, incontro soffiava l’aria incandescente. Nessun raffreddamento. Le mucose si seccano e anche se bevo regolarmente. Il sudore si asciuga emotivamente prima di passare attraverso i pori. Ogni pozzo è accolto con gratitudine. Dobbiamo proseguire ora per circa 20 km dritti su un altopiano deserto.
Tortoles di Esegueva, Km 1008, mercoledì, ore 15.30
A Tortoles c’è un applauso fragoroso per gli noi. Godo il buffet di verdure, insalate e frutta. Non credo di provenire da cacciatori, ma da raccoglitori, non mi piace il carne, ma pane e tutti i frutti della terra. E si nota anche pedalando, lungo la strada, ho potuto indulgere la mia passione per il collezionismo. Finora ho trovato un fanale posteriore rosso, che lampeggia. Non è conforme alle norme stradali tedesche, ma qualunque cosa sia, lampeggia in modo divertente. Vari guanti e cinghie di fissaggio, ma tutti li ho lasciati alle spalle. Anche molto interessante due metri di cavi, nuovi, ma poi era troppo ingombrante per me da portarle via.
Fastidioso: mio Garmin si blocca e purtroppo devo spegnerlo e non ho la bella traccia completa, che peccato! Devo usare quello di Hermann.
Davanti a noi si trova la spiacevole strada verso Aranda de Duero.
Fuentelcésped, km 1047, mercoledì alle 18.00
Fortunatamente, la città è dietro di noi. Davanti al villaggio qui un gruppo di ciclisti – devo sottolineare non ciclisti MGM – mi ha superato a tutta velocità – e chi c’è dietro? Hermann!
E sono giá passati. Nel villaggio scopro un bar e prendo un gelato. Ad un tratto Hermann scende dall’ altra parte del paese, da una direzione completamente diversa. Dice di essere entrato a far parte del gruppo che voleva mostrargli un pozzo. Ha anche ottenuto un gel come regalo. Deve essere sembrato completamente esaurito per i ciclisti. Hahahahaaaaaa! Dopo il villaggio ancora una volta infinite distese. Questa è la mia idea di strade negli Stati Uniti. Dritte rettilinie ondulate.
Maderuelo, Km 1053, 19.50
Gli ultimi chilometri hanno attraversato la riserva naturale „Hoces del Río Riaza“, bellissimo. Abbiamo dimenticato che avevamo già quasi 1100 chilometri nelle gambe. Il borgo medievale di Maderuelo si specchiava magnificamente in un bacino artificiale. Sopra di noi ci sono alte rocce e sopra di loro … che cosa è questo? Tantissimi di grandi uccelli con piumaggio scuro e collo bianco. Grifoni. E‘ stata una grande esperienza.
Ayllon, km 1073, mercoledì, 20.55 ore
Ad Ayllon abbiamo fatto un giro attraverso il centro storico, come Luigi C. ci aveva raccomandato. Al controllo un grande benvenuto per me. Io sono la prima donna che passa. Non posso crederlo. É vero, però. Poco dopo di me arrivano l’italiana Barbara ed Elena dalla Russia. Mangiamo e poi la ricerca di un posto dove dormire. Un gruppo di ragazze ci mostra un posto in palestra, che è poi fastidiosamente occupato quando vengo da lavarmi i denti. Le docce promesse non c’erano. Quando finalmente ho avuto un posto dove dormire, non riuscivo a dormire. Era molto rumoroso nella sala. Scarpe, gente che parla ad alta voce, … Non c’è bisogno di essere svegliata. A mezzanotte viene una ragazza a svegliarmi – un’ora in anticipo. Ma non importa – ero ancora sveglia … Sveglio Hermann. Voglio continuare. Anche se non il sonno ma anche il riposo di due ore ci ha fatto bene.
Atienza, km 1136, ore 3 circa
Delusione. All’andata qui era un bar aperto, che non avevo trovato, avevo tenuto duro da Ayllon fino a qui nonostante la stanchezza e non vedevo l’ora di un caffè con leche. Oskar e i suoi colleghi stanno anche vagando per la notte nella loro ricerca. No, niente bar. Ora dobbiamo pedalare per altri 43 chilometri. „Sleepless in Seattle“ … sciocchezze „Sleepless in the saddle“ … Inizio in buon umore, ma dopo pochi chilometri il primo grave attacco di fatica. Decido di sdraiarmi brevemente. Appoggiando la mia bici contro le barriere di sicurezza. Mi ho posizionato comodamente sull’asfalto duro con la giacca sotto. Hermann ho mandato avanti. Mento e chiudo gli occhi. Silenzio. Raccapricciante. Sto guardando il cielo stellato. Gigante. Chiudo gli occhi. Solitudine. Il silenzio è quasi insopportabile. Ci sono animali selvatici qui? Ad eccezione di un capriolo morto e di un cinghiale, non avevo visto nessun animale. Cinghiale? E se ce n’è uno qui intorno? Oppure i lupi e gli orsi? Sono molto sveglia di nuovo. Va bene, andiamo. Hermann si trova a pochi chilometri in una pensilina fermata d’autobus. Il rumore della mia ruota lo aveva svegliato. Proseguiremo insieme. Alla prossima fermata dell’autobus devo fare di nuovo una pausa. Ma non appena mi sdraio, non arriva il sonno e seguo di nuovo Hermann. Decido di aumentare la velocità ed ecco che questo mi fa svegliare di nuovo. Raggiungo il Hermann che mi aspetta giá.
Cogolludo, km 1179, giovedì, ore 6.46
Qui non restiamo a lungo, il giovane è un po‘ travolto da timbrare e far caffè e panini e non vogliamo aspettare a lungo. Elena è già qui. La donna mi stupisce. Viaggia sempre da sola, guida un po‘ più lentamente di noi, ma a quanto pare non fa tante pause. Dopo poche colline, poco ricoperte di cespugli – all’ andato avevo pensato che la zona sia bosciva. Altri 30 chilometri di pianura tra gli ampi campi, poi discesa e breve salita a Torrelaguna. Sulla lunga strada pianeggiante ci si cambia ogni chilometro e si corre velocemente. Non avrei mai immaginato di poterlo fare dopo 1200 chilometri. Mi aveva piuttosto immaginato gli ultimi metri pedalando abbastanza comodamente. Tempo ne era ancora abbastanza. Poi gli ultimi chilometri una leggera salita … faticoso.
Torrelaguna, Km 1250, Giovedi 9.45
Arrivati! Non spettacolare. Niente segno di arrivo. Purtroppo! Timbro nella carta, foto della carta di viaggio, perché questa rimane in Spagna. Mangiamo qualcosa.E poco tempo dopo, anche Elena è arrivata. Doccia, un po‘ di ordine e poi l’agognato sonno. E poi aspettiamo nella zona di arrivo gli ultimi ciclisti. Pamela e Giustina arrivano all’ultimo minuto. L’organizzatore viene e regala a noi tre donne dei trofei.