In sintesi: 4650 chilometri, 32.000 metri di altitudine, attraverso 10 paesi europei (Italia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Norvegia).
200 iscritti, tra cui 25 donne. 102 hanno raggiunto Capo Nord, comprese 5 donne.
Piccolo aneddoto al briefing: le interviste sono state fatte lì. Indossavo il mio berretto Capo Nord e ho osservato gli avvenimenti per un po‘ di tempo. Andrea non mi ha chiesto se volevo essere intervistata, gli ho chiesto dopo un po‘ quali criteri usava per selezionare le persone intervistate. Andrea: „Beh, i partecipanti del NC4K…“. Hmmhmmm, ho anche l’intenzione di arrivare il Capo Nord … Beh, non si direbbe guardando me, una vecchietta con i capelli grigi, che ho il coraggio di andare questa lunga strada, cappello o no …
Partenza: salita al Passo della Borcola con le bici a pieno carico, la mia pesa circa 20 kg senza cibo e bevande. Chiacchiero con alcuni dei partecipanti, trovo particolarmente notevole che il 23enne Karl partecipi qui. Lo incontrerò più spesso nelle prossime giornate. In cima al passo scherzo con Eduardo che dovrebbe entrare nella „fila“, la fila per fare le foto … lo incontrerò anche più spesso in Finlandia. Pernottamento a Tarcento, ma con pochissimo sonno, visto che il mio coinquilino non arriva prima dell’una di notte, vago per l’albergo in mutande per aprirgli la porta e non riesco a prendere sonno mentre lui fa il bucato e riordino. Quando le luci si accendono alle tre e mezza e i dispositivi da caricare vengono spostati, io scappo sveglia e ennervata e continuo la mia lunga strada.
Il passo di Vršič mi sta davanti come un fantasma. Dopo l’idilliaca valle dell’Isonzo, ci sono più di 40 tornanti fino alla cima del passo. Spingo la mia pesante bicic per gli ultimi metri. Dopo Kranjska Gora, non si può neanche andare a tutto gas, le 40 serpentine in discesa hanno dei tornanti in pavé molto ruvidi. Già dopo il secondo tornante sento uno spruzzo sulle gambe. Oh cielo, già la prima foratura? Il mio Copertone tubeless ha bucato? Mi fermo e tolgo la massa appiccicosa. Non è lattice, ma succo di pesca. Il mio sacchetto con la frutta, appena comprata a Bovec e sistemato sulla borsa posteriore, si era slegata e ora sbatteva contro i raggi. Rotto il sacchetto il contenuto si è riversato sulle mie gambe. Guai a cosa sarebbe successo se il sacchetto di plastica si fosse impigliato nei raggi…
Nella valle c’era una pista ciclabile lunga un chilometro molto trafficata. Durante una pausa chiacchiero con Detlev. Dopo aver mangiato un gelato ci perdiamo di vista. Non posso dire, dove sie é ritirato. Nel caldo indicibile di mezzogiorno c’è un altro piccolo passo, poi la discesa verso il pittoresco lago di Bled. Qui incontro Sara, che arriverà al capo un giorno prima di me. Mi ringrazia con entusiasmo che è „colpa“ mia se può vivere questa avventura, gliene ho parlato in autunno scorso presso il brevetto Gravel „Schottergaudi“.
Dopo aver passato la notte a Žalec, lascio l’hotel senza averne pagato. Avevo pensato di aver già pagato con la mia prenotazione su booking. Sulla strada, quindi, devo ancora organizzare il pagamento. Attraverso il bellissimo paese agricolo della Slovenia. Tuttavia, ci sono anche alcuni chilometri di costruzione di strade con ghiaia. Lungo la strada, ci sono sempre cicogne nei prati o in alto nei loro nidi sui tralicci. Pausa pranzo con minestra in un piccolo ristorante solitario. Sono l’unica ospite, finché improvvisamente il posto si riempie di poliziotti. Mi stanno cercando per eccesso di velocità? O più probabilmente perché pedalo troppo lenta? Ahhhaaahaa. Il caldo è quasi insopportabile. Cercando l‘acqua, mi guardo intorno per i tubi da giardino. Niente in lungo e in largo. Allora ho un’idea geniale: mi fermo in ogni cimitero e faccio lì una „doccia“. Dopo il confine sloveno, i primi 50 km ricordo con orrore. Era stato un su e giù giá tutto il giorno, ma ora con superfici stradali megagalattiche e con molto traffico. Più volte sono saltato con la mia bici sulla spalla della strada in ghiaia quando un Cammiom si è avvicinato senza frenare. Oltre una macchina sdraiata sul tetto, ambulanza e polizia già sul posto. Pensavo questi 50 km sarebbero la peggiore esperienza del mio viaggio, ma nei prossimi giorni mi sarebbe stato insegnato il contrario. Per fortuna c’è una pista ciclabile lungo il lago Balaton.
La mattina presto lascio il piccolo albergo. Anche un altro partecipante si trova qui, ma apparentemente ancora addormentato. Il cancello 1 a Tihany non era spettacolare… nessun segno della NC4kK, ma la vista dal paese sul lago con il sole che sorge è meravigliosa. Allora il terreno é abbastanza piatto. Al Danubio prima di Budapest incontro Paul in un ristorante. Mi consiglia di mangiare il gulasch di pesce. Ottimo. La strada prima e dopo Budapest è terribile. Traffico pazzesco. Io avevo sperato una pista ciclabile lungo il Danubio. Ho prenotato un appartamento vicino al confine con la Slovacchia. Verso sera, pedalo insieme a Xavier e Burak e ci accordiamo di condividere l’alloggio. Tuttavia, non c’è una tale sistemazione. Siamo quindi costretti a metterci „comodi“ in un parco vicino e a bivaccare lì. Almeno non avevo con me la mia roba da bivacco. È un posto tranquillo, ma le zanzare mi tormentano.
Al crepuscolo lascio il parco. Oggi ci sono in realtà tre montagne relativamente piccole da scalare, ma con il caldo e con la bici pesante, oggi sorgono alcuni dubbi. Il primo giorno di crisi è arrivato. Fortunatamente, c’è poco traffico sulle strade. In una discesa tortuosa, però, incrocio un camion sdraiato sul tetto tra i cespugli al lato della strada. Ma qualcuno è già lì, due persone hanno parcheggiato le loro auto al lato e stanno guardando la vittima. Avrei dovuto fermarmi? Poco dopo i vigili del fuoco sono già in arrivo. La seconda salita è tormentuosa, pendenze insopportabili sotto il sole cocente. La mia motivazione diminuisce sempre di più. Prima della terza salita, una voce vivace accanto a me: Olena. Dopo un breve scambio, si è già allontanata. Ci incontreremo ancora qualche volta, lei arriverà il Capo Nord un giorno prima di me. Avevo prenotato un alloggio a Strba, nella Tatra. Ma non potevo immaginare che sarebbe stato così lontano fino ad allora. Quasi 40 chilometri attraverso valli solitarie. Ma la vista della città sullo sfondo degli Alti Tatra fa dimenticare tutte le crisi della giornata.
Il giorno dopo, è già il sesto, pioggia leggera. Passando sotto gli Alti Tatra, incontro Paul, che mi dice che sta tornando a casa in treno, non può più sedere sulla sella. Come sono fortunata, nessun problema in questa punto di vista. Giro un giorno con i miei pantaloncini Assos, poi seguono due giorni con pantaloncini senza imbottitura. Perfetto. Il confine con la Polonia mi fa pensare. Apparentemente il percorso conduce attraverso un prato ricoperto di erba alta. Anche Google Maps non fornisce una soluzione. La mia strada porta in una direzione completamente diversa. Mi giro di nuovo, mi sono forse perso qualcosa? No, allora seguo un po‘ la strada ed ecco, c’è una pista di cemento nascosta e sconnessa che porta nella direzione giusta. Dopo l’idilliache stradine tra i villaggi, ora devo pedalare una strada trafficata verso Cracovia. Ancora e ancora, i camion a più assi con rimorchi passano con fragore. Terribile. Quando sento di nuovo il suono di un tale mostro che si avvicina, tutto il mio corpo si tende. Gli autisti non fanno alcuno sforzo per frenare, e a un certo punto decido di fermarmi ogni volta sulla spalla di ghiaia, dove le mie ruote affondano in centimetri di profondità. Arrivo alla bella Cracovia con molti dubbi sull’opportunità di rischiare la vita per una gara del genere. Il giorno dopo ricevo la notizia che Olga, una partecipante, sul lago Balaton, è morta in un incidente. Così triste.
Il giorno successivo è il paese delle fattorie polacche, e il tempo è di nuovo buono. Pace idilliaca e tranquillità, nessun traffico. Bisogna solo stare attenti a non avere qualche cane alle calcagna ogni tanto. L’accelerazione e l’interval training fanno male dopo tanti chilometri nelle gambe – ahhaaaa. Passo il tempo leggendo i cartelli con i nomi dei luoghi. È incredibile come le parole polacche con dieci lettere possano cavarsela con 1 o 2 vocali. Puro scioglilingua per me. Pedalo da sola, senza incontrare quasi nessuno per giorni. L’alloggio a Lipsko è un po‘ fuori mano. Nel villaggio di Lipsko noto una donna sul lato della strada che scatta foto e applaude. Sulla strada verso la pensione, un’auto si ferma improvvisamente davanti a me, con le luci di emergenza accese, la stessa donna, Urszula, scende, mi ferma e dice che avevo sbagliato strada. Spiego che voglio andare all’alloggio. Mi racconta che sta „seguendo“ la gara sulla mappa ed è entusiasta che ci siano anche donne. Ero la seconda donna che era passata oggi. Urszula mi regala due tortine, che mi salvano, perché purtroppo niente cena oggi.
Il giorno 8 è di nuovo caratterizzato da molti terreni agricoli, ma in mezzo ci sono 20 km di strade più trafficate, dove vengo superato da innumerevoli Cammion con o senza rimorchio. Gli alloggi sono pochi e lontani, quindi ci sono più di 290 km in programma oggi. È una buona tattica non pensare a 290 km, ma sempre a incrementi di 5. Nessun altro partecipante NC4k per tutto il giorno.
Le zanzare sono fastidiose. Se trovi un posto nella foresta e ti togli i pantaloncini, innumerevoli ventose fameliche si avventano immediatamente sulle parti nude non protette.
Il 9° giorno lascio il confortevole hotel verso le 5 del mattino, come faccio ogni giorno. Il percorso corre vicino al confine russo, che ho potuto capire solo dopo dalle tariffe del mio gestore di telefonia mobile. Sempre leggermente su e giù, di cui mi accorgo solo perché sul tachimetro arrivo solo a 21-25, poi a 30 km/h e ancora di più.
Ogni giorno è lo stesso: Pedalare, pedalare, pedalare. Fare la spesa. Mangiare. Pedalare, pedalare, pedalare. Caffè o gelato. Pedalare, pedalare, pedalare. Riflettere. Calcolare. Pedalare, pedalare, pedalare. Fotografare. Pedalare. Check in. Lavaggio. Caricare cellulare, Garmin, Tracker. Doccia. Dormire. Alzarsi. Fare la valiggia. RIPETIZIONE … 30 chilometri prima della mia prossima pausa notturna incontro Olena e Karl al supermercato. Olena mi mostra le previsioni meteo: è prevista pioggia per i prossimi giorni. Devo cercare l’alloggio a Sakiai tra molti edifici fatiscenti. Devo fare uno squillo e viene qualcuno che mi apre. Sono unica persona in tutta la struttura.
Non è facile per me decidere di partire il giorno conseguente, il giorno 10. Piove come previsto. Frugo a lungo per ritardare la partenza. I primi chilometri si trascinano come una gomma da masticare. Sono bagnata completa in pochissimo tempo. Mi fermo a un supermercato per scaldarmi un po‘. Neanche per sogno. Aria condizionata e ancora più freddo che fuori. Non c’è nemmeno niente di utile da mangiare. Kefir ghiacciato e panini secchi alla cannella. Nel villaggio successivo un altro negozio. Lì vendono dei pezzi due volte più grossi delle ciambelle. Nessuno parla inglese. Quando ho chiesto cosa ci fosse dentro, la donna ha agitato le braccia. Aha, qualcosa con il pollame. Molto gustoso, a proposito. Devo aspettare la prossima stazione di servizio per un caffè caldo. Pioggia. Pioggia. Pioggia. Ma più mi avvicino al traguardo dei 100 chilometri, più i brutti pensieri scompaiono. In mezzo, i tratti di strada più criminali. Veicoli pesanti che passano a tutta velocità. Una mossa sbagliata… Incontro Karl, che è completamente esausto e mi dice che è quasi andato sotto le ruote, che il risucchio di un cammion lo ha quasi tirato sotto le ruote del camion seguente. Continuo come nelle giornate precedenti: mi butto fuori del bordo della strada quando sento avvicinarsi un mezzo pesante. Termina la pioggia, poi le nuvole si accumulano di nuovo. Speriamo non sia un temporale, come avvertito. A un certo punto restano solo 30 km. Raffiche di vento. Davanti all’hotel mi fermo a un autolavaggio. Altri due ciclisti portano le bici sporche nella stanza. Anche questo é ok. E cosa porterá il domani? Sarà dura, perché prima di Riga c’è una deviazione obbligatoria di 30 chilometri su ghiaia. Inoltre, non ci sono alloggi tra i chilometri 240 e 350.
Oggi, giorno 11, sono in programma 30 chilometri di strada sterrata. Gli organizzatori hanno scelto questo percorso per evitare la trafficata strada A7 per Riga. In realtà, ci dovrebbero essere dei punti di penalità se si rimane sulla A7. Ma non c’erano, il che non credo sia giusto. La sicurezza era importante per me. Tuttavia, ci sarebbe stata un’ampia spalla sulla strada. Sul percorso alternativo, sono tutto sola. Si tratta di una pista sterrata sulla quale si può pedalare solo a passo d’uomo. Pietre piccole e grandi cotte o sciolte. Per niente adatta alla bici da corsa.
Esperienza spaventosa durante un ingorgo. Improvvisamente tre cani davanti a me. Un enorme nero arruffato vecchio e due più piccoli. Mi sono avvicinata lentamente. Quando il grande si accorge di me, viene di corsa verso di me. Grande testa piena di cicatrici, occhi iniettati di sangue e… bocca piena di schiuma. Ringhiando. Salto giù dalla bici e la metto tra di noi mentre gli altri due arrivano da dietro. Non ha un bell’aspetto. In qualche modo trascino la bici. Quello grosso continua a fare dei salti ringhiosi verso di me. Poi mi lasciano andare. Con le ginocchia tremanti spingo la mia bici alcuni metri …
Durante i primi chilometri di scossoni ho perso la mia pesca senza accorgermene. Poi il panino al formaggio … Prenotato una capanna a Kämping Peebu per questa notte. Tuttavia, più di 6 km fuori dal percorso. Questo significa chilometri in più.
Il giorno 12 partenza di nuovo presto per arrivare in tempo il traghetto da Tallinn per Helsinki. Hotel prenotato a Helsinki. Oggi „solo“ circa 190 km. La mattina fa freddo.
Prima di arrivare a Talinn, ho notato che il copertone tubeless perde aria. Quando lo pompo, noto un taglio. L’aria esce di nuovo. Cosa fare? Vedo un negozio di biciclette proprio di fronte a me. Che fortuna. Entro e qualcuno si avvicina e mi chiede: „Ma tu sei Gabi, vero?“. È Matthias Siegert, anche lui partecipante all’evento, con un problema al deragliatore. Andrò con lui per i prossimi due giorni.
Ho messo un copertone nuovo davanti e dietro; anche questa aveva qualche taglio. Lo porterò con me come riserva, dato che ci sarebbero pochi negozi di bici in Finlandia.
Oggi ci sono stati diversi rovesci di pioggia, messa roba impermeabile, tolta dopo 5 km … messa di nuovo e così via. I contrattempi si sono accumulati in questo giorno:
Forata, poi sbagliato il terminal dei traghetti, così arrivo a Helsinki due ore più tardi del previsto. Poi ho dovuto aspettare dieci minuti nella pancia della nave perché il ragazzo che aveva incatenato la sua bici alla mia si era perso. Poi abbiamo dovuto aspettare che tutti i container e i camion fossero fuori. Bisogna vederlo una volta, è pura follia, se un pedone si mette in mezzo, guai a lui. Fuori dalla nave e non ho internet… Come potrei trovare l’hotel? Aiuto! Poi ho notato che il cellulare è impostato in modalità volo. Al semaforo devo aspettare due lunghe fasi fino a quando non capisco come far funzionare il coso per indicare che voglio attraversare l’incrocio. Niente funziona automaticamente. Nell’hotel l’ascensore non funziona, quindi spingo la mia bici fuori di nuovo e in quello successivo. Non funziona nemmeno… finché non mi rendo conto che devo tenere la carta della stanza davanti a un sensore… BENE, non è la mia giornata.
Partenza al mattino presto del 13° giorno. Piste ciclabili molto ben tenute fuori da Helsinki. Devo ancora sorridere della traversata in traghetto: noi ciclisti avevamo un grande angolo tutto per noi. Nessun altro si voleva avvicinare a noi, si è alzato un odore inconfondibile … ciclisti con calzini che non erano stati lavati da giorni. Prima sosta caffè alla stazione di servizio. Matthias, Stephan, Julien e Gedas si preparano a partire. Interessante. Molti partecipanti si sono ora organizzati in piccoli gruppi costanti. Giro da solo la maggior parte del tempo. Il paesaggio è bellissimo. Un sacco di foresta. Difficilmente vedrò qualcos’altro nei prossimi giorni. O meglio: un sacco di laghi incastonati nella foresta. Passo il tempo con un po‘ di musica per la prima volta. Con Sonata Arctica, Stratovarius, Sirenia, mi lancio sui chilometri. Nei prossimi giorni, mi divertirò anche con gli audiolibri. Che sorpresa: il nostro amico ciclista Heikki mi aspetta lungo il percorso e prendiamo un gelato insieme. Ora vive di nuovo in Finlandia, segue il mio viaggio ed è venuto in bicicletta a salutarmi. Più tardi incontro di nuovo Matthias. Decidiamo di completare i 300 chilometri fino a Jyväskylä, prima non c’è nessun alloggio da trovare. Comincia a piovere e fa un freddo pungente. Congelato, mi muovo nella mia stanza.
Oggi, 14° giorno, colazione in hotel. Ho poca voglia di fare tanti chilometri oggi come il giorno prima. Matthias ed io incontriamo Maurits, o meglio troviamo prima una delle sue infradito. Ci raggiunge dopo una favolosa sosta al supermercato con una deliziosa torta, fragole, kefir, … Ora gli è rimasta solo una ciabatta. Perché non la butta? Una è meglio di nessuna. Hahhaaaaa! Pedaliamo tutto il giorno attraverso foreste e campi. Molto bello. Poiché il percorso originale è molto trafficato nella tappa di oggi, l’organizzatore ha proposto spontaneamente un percorso alternativo. Voglio prendere questa strada oggi per viaggiare senza stress.
Dato che gli alloggi lungo questo percorso sono pochi e lontani tra loro, prenoto una camera come prima cosa al mattino. Tuttavia, questo è 13 km fuori dal percorso e significa il doppio di chilometri in più. In retrospettiva, il percorso alternativo non era così grande. C’era molto traffico all’inizio. Non sono molto motivata e sono contenta di arrivare all’hotel di Hirvikoski dopo 215 km. Sembra la fine del mondo, l’ultimo tratto di strada sterrata. Siamo in tre da soli nella pensione e ci è anche permesso di usare la lavatrice.
La mattina, giorno 15, facciamo colazione alle sei. Poi ce ne andiamo. Dobbiamo prima tornare indietro di 13 chilometri sul percorso alternativo originale (hahaaaa). Di nuovo sulla strada, ho detto che mi piacerebbe vedere un alce. Qualche minuto dopo, un’alce madre attraversa la strada davanti a noi, seguita dal suo vitello. Matthias dice che non dovrei desiderare anche un orso.
Sorpresa oggi. Una strada sterrata lunga 13 chilometri. Un progresso rapido è fuori questione. Tanto più demotivante quando si scopre sulla mappa del tracker che la maggior parte dei participanti non prende il percorso alternativo. Pedalare in compagnia qualche volta è abbastanza piacevole. La motivazione che a volte si perdeva sulla strada a causa del maltempo o del traffico infernale è tornata di nuovo. Salgo sulla bici ogni mattina senza pensare ai chilometri davanti a me. Io la vedo così: è semplicemente il mio lavoro quotidiano. La sera posso scendere di nuovo per una pausa piú lunga. Dato che qui c’è così tanto da vedere, non continuo a guardare il display per vedere se mancano cinque chilometri… Il giorno dopo sarei con Santa Klaus, Babbo Natale. Poco prima di Oulo seguo la mia traccia. Matthias e Maurits rimangono sulla strada principale. Ora non li incontrerò più fino al giorno dopo il traguardo nell’hotel di Honningsvag.
Anche se la mia partenza cade di notte (non é mai buio qua su), passo un supermercato di 24 ore vicino a Oulu. Questa è la mia fortuna, perché altrimenti sarei probabilmente morto di fame quel giorno. Perché dopo non c’era niente, niente di niente per 200 chilometri. Solo foresta, foresta, foresta. Inoltre, oggi ho forti venti contrari. Continuo a guardare con sospetto il mio dispositivo GPS per vedere quando la direzione della bussola cambierà. Purtroppo, non c’è nessun cambiamento per decine di chilometri. Non riesco a immaginare se non fossi stato in grado di comprare da mangiare e bere, e ancora peggio l’idea di avere problemi con la bici lungo la strada. Da sola nella foresta. La prima renna. Ahh … non completamente sola, dopo tutto. Saltando attraversano la strada, sì, saltano davvero. Verso sera, attraverso il circolo polare artico. Babbo Natale a Rovaniemi ha purtroppo già chiuso per il giorno, quindi non posso visitarlo. Ma oggi ho una cabina con la propria sauna. Lusso puro! Riparto a malincuore la mattina.
Giorno 17: Oggi 250 km in continui saliscendi, ma belli da pedalare. Molti camper in strada, ma c’é una piccola spalla e mi sento abbastanza sicura. Funziona bene, non è così deprimente come il giorno prima. Dopo 125 km c’è un supermercato. Salmone, verdure e crema di patate – molto gustoso, fresco e caldo dal banco , più succo di mirtillo e uno yogurt ai mirtilli. Così fortificata, continuo. Ancora su e giù e ancora una volta qualche goccia di pioggia. Quando mi metto gli impermeabili, la pioggia è finita di nuovo. Tutto il giorno le nuvole pendono pesanti nel cielo e spero di arrivare il più lontano possibile senza bagnarmi. C’è molto da vedere… la foresta. Ogni tanto una renna. Passo la maggior parte del tempo con un audiolibro. Oggi ho perso di nuovo un cetriolo intero … Peter S. commenta che se non riesci a trovare la strada, tutto quello che devi fare è seguire il cibo di Gabi … Hahhaaaaa!
A Saariselkä il club hotel sta già aspettando. Dopo aver ricaricato le batterie, lavato e fatto la doccia, mangio il delizioso buffet serale. Con succo di mirtillo rosso. Al posto della colazione ricevo un pranzo al sacco e posso iniziare in modo indipendente.
Penultimo giorno: sono le 3:30 del mattino. Di notte non è mai buio. Sempre solo il crepuscolo. Non riesco più a dormire. Forse ho esagerato al buffet…. Quindi un inizio anticipato. Ora sono ben organizzato con la bici. Quando si fanno i bagagli, ogni mossa è perfetta. Spero di non perdere il panino al salmone. Ci sono anche dei cioccolatini. Mi dispiace per il grosso tubo di dentifricio che è nella stanza come regalo per gli ospiti. Sto ancora pensando se portarlo con me … Bellissimo paesaggio tra Ivalo e Inari. Un paesaggio come magia. Ogni tanto piove… Sono giorni che non mi tolgo gli scaldamuscoli e la giacca. Ma abbastanza piacevole dopo il caldo della prima settimana. Da Inari sono più di 70 km solo su e giù per le colline. Si può vedere il nastro d’asfalto per chilometri e chilometri. Sempre lo stesso scenario. Ma questo cambierà presto. A mezzogiorno attraverso il confine con la Norvegia.
Ultimo giorno:
Oggi voglio raggiungere il traguardo. Sta andando molto bene. La zona è varia, la vegetazione diventa sempre più rada verso il nord. Con Queen, “ don’t stop me now…“ sfreccio lungo la costa. Meraviglioso. Ricevo una chiamata da Bolzano – la moderatrice della radio Südtirol 1 – mi vuole intervistare. Mi chiedo chi ci sia dietro … sospetto … Hermann, mio marito. Sto camminando lungo il mare. Davanti a me, in lontananza, due persone che guardano il mare. Ci sono forse dei delfini qui? Mi avvicino. La giacca mi sembra conosciuta. Sicuramente non è…? Siiiii – che sorpresa!!! Al lato della strada ci sono la figlia Katrin e il marito Hermann – non ci credo! Ho pensato che fosse un miraggio … La motivazione sale ancora. Al traguardo saranno i miei!!!
Ci sono ancora 3 lunghi tunnel da attraversare, tra cui il Northcape Tunnel, che raggiunge l’isola sotto il mare. Lungo 7 km, 10% in discesa e nella seconda metà 10% in salita. Gia giorni avevo paura … THE TUNNEL è davvero spaventoso. Il traffico automobilistico sotterraneo fa un rumore infernale. Salgo sul marciapiede stretto. Non vorrei mai piú attraversarlo un altra volta in bici …
Ultima fermata del distributore di benzina a Honningsvåg. Ora si fa di nuovo sul serio. 30 chilometri con due salite di circa 300 metri di dislivello. Ero già terrorizzata dal pensiero di dover salire qui. Durante gli ultimi chilometri, i pensieri sorgono inevitabilmente:
Finalmente fatto, quando vedo le foto delle strade trafficate davanti a me, ma ancora di più: peccato, presto finito, quando penso agli innumerevoli bei tratti e alle tante esperienze meravigliose. E in qualche modo mi si stringe il petto, devo reprimere le lacrime. La montagna esige di nuovo tutto. Nebbia. Vento forte. E poi ci sono io! Le emozioni salgono … E la cosa migliore è che alla fine del mondo mia figlia e mio marito mi aspettano … Un viaggio da sogno è finito. Destinazione „fine del mondo“ raggiunta!!! Horst e Olga hanno viaggiato con noi. R.I.P.