Tour d’Ortles: 250 km/ 5450 m dislivello
strava relive deutsch
Io e centinaia di ciclisti e almeno un milione di motociclisti sui passo in entrambe le direzioni. Spesso si sono verificate situazioni critiche.
Partenza alle 4 di mattina a Merano, dopo aver fatto un’esperienza un’ora prima gonfiando la ruota posteriore della mia bici: Dopo pochi minuti fuoriesce un strano rumore “Pfffffffffffpfffftt” e una fontana di polvere e aria escono. Per la spiegazione: Uso copertoni tubeless e negli ultimi mesi ho avuto un consumo impressionante di copertoni. Il copertone anteriore, anche se nuovo, dopo la V.R.V. non è intatto (vedi rapporto). Anche oggi, quindi, il brevetto dovrebbe essere stimolante sotto questo aspetto. Mi chiedevo se potevo comunque fare il giro. Non mi sentivo proprio in forma. Ma prima delle Alpi4000 volevo vedere di nuovo come sarebbe stato l’ultimo passo di questo Tourtur di 1400 km: lo Stilfser Joch…
Alla Tour d’Ortles sono stata registrata da sola e quindi dovrebbe essere anche tutto il giorno del brevetto – così ho potuto soffrire da sola…
Alla partenza un gruppo abbastanza grande (si parte alla francese dalle 4 alle 6) e io in testa ho portato il gruppo fuori da Merano. Ma subito dopo sulla pista ciclabile per Lagundo il gruppo se ne era andato. Io da quel punto solo nella notte. Sul tratto in salita fino alla Töll non avevo nemmeno voglia di spendere la mia forza sentita sparsa già. Parlando di „spreco“: Avevo gonfiato la gomma difettosa di nuovo poco prima della partenza e girato come una matta. Forse c’era anche un po‘ di speranza che a un certo punto il copertone, forse il più ragionevole di noi due, mi avrebbe impedito di continuare: la prima salita al passo dello Stelvio a 2400 metri di altitudine, fino al Gavia di nuovo a 1200 metri, tonale a soli 700 metri e in direzione di Gampen dovrebbe avere un dislivello di oltre 1000 metri. In realtà non un tour, ma una tortura …
Pedalare da soli fino all’alba sulla pista ciclabile della Val Venosta… da sogno. Se non l’intera regione della Val Venosta avesse attivato i suoi sistemi di irrigazione dei frutteti, in questo momento. Ancora e ancora ho fatto la doccia – involontariamente. Ghiaiaiaia e acqua e la mia bici si é sporcata in pochissimo tempo – e che in una giornata senza nuvole.
Ho sperimentato le circa 50 curve fino al passo Stelvio con sentimenti contrastanti. Fra tre settimane dovrei percorrere questa salita, se dovessi arrivare qui, pazza come il progetto Alpi4000 si è rivelato. Ma avevo un’arma segreta: un audiolibro. Il tempo vola e la trama emozionante impedisce che i pensieri circolavano nella mia mente: Quanti tornanti ci siano ancora? Quanti chilometri e metri di dislivello? E poi una chiacchierata e l’altra. Incontro Stefano e altri ciclisti … non mi ricordo i nomi (mi dispiace sempre che devo chiedere i nomi ancora e ancora … ma per noi poche donne è molto piú difficile ricordarne …). Durante la pedalata dei panorami mozzafiati …
Contrariamente alle aspettative ero più veloce che all’ultimo Tour d’Ortles (tre anni fa – mi sono iscritta solo perché le sofferenze erano state dimenticate…). Era abbastanza fresco sul passo. Non avevo molto da indossare, quindi sono scesa tremenda e lentamente verso Bormio, superata da innumerevoli ciclisti. Innumerevoli moto e auto da dietro e da davanti. Ho potuto osservare diverse situazioni critiche. Pazzi! Siano ciclisti siano motociclisti. Meglio guidare in modo sicuro anche se piú lenta.
Il caldo promesso dalle previsioni meteo si era già stabilizzato su Bormio. Faccio la rotatoria due volte. Devi salvarne qualcosa. C’è un paio di guanti sulla strada. Mi ci vorrà un po‘ per trovare un posto dove metterli. Essedo fermo questo momento fa ancora più insopportabile il caldo. A chi mancano i guanti da MTB neri? Stampato su di esso si trova il nome „Bergamo“. Varti vivo per favore! Il sole splende sull’infinita salita a Santa Caterina. E poi la salita è cominciata davvero. Ancora e ancora brevi rampe e il passo di Gavia non si avvicina. Sulla strada una piccola panchina all’ombra. Una coppia di motociclisti è impressionata: cosí tanti chilometri e metri d’altitudine… Neanche loro non li fanno sulla sua moto.
In cima al passo incontro Andy. Nessuna possibilità seguirlo in discesa. La strada stretta e abissale per Ponte di Legno secondo me é abbastanza pericolosa. Ciclisti e motociclisti senza fine, in mezzo a volte una macchina e non c’è quasi posto per il passaggio.
Ricordavo la salita sul passo Tonale non molto difficile. La pendenza è piacevole. Ma viene sempre in modo diverso, come si pensa: C’è un calore a temperature intorno ai 35 °. Sulla strada trovo di nuovo qualcosa: una pratica chiave a brugola. È utile. Ed è una scusa per scendere di nuovo dalla bici. C’è ancora spazio nella mia borsa.
Un benvenuto molto accogliente sul passo Tonale. Una signora molto gentile, Loris e i suoi colleghi.Trovo di nuovo Andy e Stefano. Qui incontro anche un uomo di settant’anni (Franco??), che anche lui fa questo tour. Rispetto!
Considerando i 40 km che attraversano la Val di Sole, ho in programma di unirmi al piccolo gruppo che è appena in partenza. “Pfffffffffffft” bucata proprio adesso? No, é il mio copertone posteriore. In questo calore, ha aperto la sua „valvola di emergenza“ per rilasciare la pressione. Un momento di shock e spiegare che probabilmente non è un grosso affare. Ho girato rapidamente la ruota e ho messo il foro verso il basso. Provo se c’è ancora pressione sufficiente. Tutto apposto per il momento, ma il gruppo ora era partito. Seguo loro. Ancora e ancora il mio sguardo vaga sospettoso verso il basso, sul copertone. Meglio non fermarsi e vedere se l’aria fuoriesce ancora. Qualche volta è meglio non saperne.
Situazioni di pericolo ancora una volta. Motociclisti che sorpassano in terza fila. Pazzi!!!!: l’auto sorpassa una bici e i motociclisti in terza riga l’automobile avvicinandosi pericolosamente a me. Tremo, ma non dal freddo ma dal spavento.
Nel calore – un pannello display mostra 39°! – Non c’è nessuno sulla strada. Il vento contrario è come un asciugacapelli caldo. All’ombra vedo Franco (?). Improvvisamente una pioggina che spruzza sulle mie gambe. Ah, sì, il copertone anteriore di nuovo, alleviando la pressione. L’abbiamo avuto giá un paio di volte oggi. Non è un grosso affare. Sono sorpresa che ci sia ancora dell’aria nel copertone. Il sottile strato di lattice sul pneumatico alla fine cadrà. Il latte può anche essere strofinato dal telaio e dalle gambe. Avanti. Infine il bivio per il Fondo.
Ora dovrei essere a 32 km dal Gampenpass. Una prova a questo caldo sono i circa 1000 metri dislivello. Non mi ricordavo delle infinite salite e discese. Lungo la strada una fontana. Meraviglioso ristoro. Fanno pausa anche Stefano e Franco. Loro partono, io non mi posso decidere di muovermi. Rallento sempre di piú. Solo dopo Fondo – conosco la strada- aumento la velocitá. L’arrivo non è piú lontano.
Infine, il passo Palade, come su tutte le cime – incontro Stefano e Andreas . E Klaus. Con loro mi dirigo verso Merano. Naturalmente, i tre scompaiono rapidamente dalla mia vista. Come al solito. A Lana, Andy e Klaus mi aspettano. Bel gesto. Klaus ha una faccia distorta. Qual è il problema? Nel muscolo della coscia ripetutamente ha dei crampi, giá alcuni chilometri aveva fatto a piedi. Ho un’idea come aiutarlo. La mia miscela di nocioline salate era ancora nella mia borsa. Immerso in un sacco di acqua. Dopo di che – che meraviglia – niente piú crampi. E siamo al traguardo. Hermann è già qui. Era venuto da Bressanone per il passo Giovo per prendermi. Bellissimo. Ora consegnare la carta rando. E aspetta la doccia. Oggi l’avevo sognato parecchie volte nel caldo… La deliziosa pasta aiuta a riempire le riserve energetiche e anche i due gelati… Oggi me lo meriti.
Conclusione 1: Evento molto bello, ma molto impegnativo: 250 km/5450 metri di altitudine. Grazie mille agli organizzatori e ai numerosi volontari dell’Athletic Club Merano. Senza il vostro impegno prezioso niente Tour d’Ortles.
Conclusione 2: Essere soli non è cosí bello come condividere con delle persone le gioie e i dolori.
Conclusione 3: traffico sui passi. A volte spericolante. Sono grata di averlo fatto senza incidente.